Posizione, postura, asana: conosciamo le differenze
Per comprendere che cos’è un asana, occorre chiarire prima il significato di posizione e postura (cosa utile per qualsiasi attività sportiva e di fitness, nonché nella quotidianità). Nella vita di tutti i giorni noi assumiamo diverse posizioni: in piedi, su un piede, seduti, sdraiati, ma non sempre con una corretta postura. Alcune di queste posizioni sono asana, altre no. Andiamo quindi per ordine:
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la posizione è qualsiasi particolare forma che assume il nostro corpo che, attraverso un’azione coordinata di alcuni muscoli, cerca di contrastare la forza di gravità. Come dicevo poc’anzi: seduti al suolo o su di una sedia, in piedi, in appoggio su un piede, in ginocchio, sdraiati proni o supini. Posizione e postura potrebbero non coincidere perché spesso il nostro corpo cerca delle posizioni compensative, posizioni antalgiche, dove alcuni muscoli o articolazioni, si caricano del peso di altre o di organi interni dolenti, o sono protettive di un’emozione che non vogliamo sentire o agire.
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La postura di una posizione è infatti corretta non solo quando ci consente un minimo sforzo volontario per essere mantenuta, ma deve essere mantenuta correttamente, ovvero quando la verticale condotta attraverso il centro di gravità passa esattamente attraverso la sommità del cranio, le vertebre cervicali e lombari, il centro dei glutei, le articolazioni del ginocchio e della caviglia (se in piedi).
Quindi ciò che definisce una corretta postura è:
1. essere mantenuta con una minima quantità di sforzo muscolare;
2. essere corretta (allineamenti sui vari piani mantenuti).
Ma come può avvenire questo? Chi controlla che la posizione sia mantenuta con una corretta postura? La muscolatura scheletrica, attraverso gli impulsi dei nervi motori provenienti dal sistema nervoso centrale, si occupa di farci assumere le posizioni attraverso quella che viene chiamata coordinazione neuromuscolare. Gli impulsi sensori possono arrivare dall’esterno (pelle, occhi, orecchie) o dall’interno (fusi muscolari, organi tendinei, organi articolari e labirinto) o dai visceri (viscerocettori). Tutte queste informazioni giungono al cervello che le organizza in modo da farci mantenere una posizione che “metta tutti d’accordo” e tutto al di sotto della nostra coscienza. Queste informazioni che modificano costantemente la nostra postura nelle diverse posizioni, vengono denominate riflessi posturali.
Per comodità le posizioni vengono classificate nel seguente modo:
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posizioni inattive: adottate per riposare e dormire, sono quelle in cui vi è un generale rilassamento di tutti i muscoli, eccetto quelli necessari alla respirazione, alla circolazione e tutte le funzioni vitali che vengono però ridotte al minimo.
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Posizioni attive: ovvero quelle in cui viene richiesta una certa coordinazione neuromuscolare ed un certo sforzo per mantenere la posizione. Tale posizione potrà essere mantenuta senza o con movimento.
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Posizioni statiche: sono posizioni senza movimento che possono essere mantenute con un grado più o meno elevato di rilassamento, per esempio la posizione seduta di fronte al computer in ufficio, non è la stessa della posizione seduta nella pratica yoga sebbene entrambe siano statiche. La posizione in piedi di fronte al bancomat non è la stessa, a livello di sforzo muscolare, che si tiene in palestra con dei manubri, o al supermercato con le borse della spesa in mano, sebbene siano tutte statiche e in piedi.
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Posizioni dinamiche: quelle in cui i muscoli si oppongono alla gravità per mantenere l’equilibrio in movimento.
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Questo articolo aiuta a comprendere e introdurre l’argomento “asana” che letteralmente significa “posizione seduta” o semplicemente “posizione”. Ciò che distingue un asana da una posizione è che:
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viene dapprima assunta volontariamente, per essere poi mantenuta, ma mantenimento e controllo avvengono al di sotto della coscienza (come per le posture);
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il processo di pensiero non è consentito, occorre quindi “sgombrare la mente”. Negli asana viene quindi richiesto un allenamento sia fisico che mentale (cosa non richiesta nelle semplici posizioni).
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All’assenza di “movimenti della mente” si aggiunge l’assenza di movimenti del corpo (braccia, dita di mani e/o piedi, eccetera). La posizione dell’asana si assume lentamente, si mantiene con l’immobilità (fisica e mentale), si abbandona con dolcezza e lentezza.
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Le posizioni spesso esprimono qualcosa di noi, gli asana invece non devono esprimere nulla.
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Non devono creare stanchezza o sforzo, ma lasciare una sensazione di benessere sia durante che dopo.
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Nei diversi asana tutto il corpo e la mente vengono sottoposti ad un allenamento graduale che coinvolge i meccanismi neuromuscolari che possono portare a cambiamenti nell’intera personalità.
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La respirazione è rilevante in tutto il tempo in cui si mantiene l’asana, e va eseguita sempre e solo attraverso le narici (a meno che non venga richiesto diversamente dall’insegnante). Se la frequenza respiratoria diminuisce, diventando nel contempo più profonda, significa che stiamo rispettando il nostro corpo, così come richiede lo yoga.
“La postura deve produrre stabilità, salute e leggerezza delle membra”
Come operano gli asana?
Solo se nell’esecuzione scegliamo un “atteggiamento da osservatore”, gli asana porteranno a rilassare corpo e mente allentando la tensione degli sforzi. Infatti, ogni sforzo volontario parte dal corpo e dalla mente e questo implica un lavoro da parte dei centri inferiori di integrazione. Quando gli asana vengono mantenuti con sforzi di muscoli, contrazione, pressione, trazione generano un aumento della respirazione e della circolazione, fanno agire in prevalenza i muscoli superficiali, creando modificazioni anche a livello di pressione interna generando ulteriori tensioni psicofisiche. Quando, durante la pratica si percepiscono tensione, irritabilità è segno che si sta lavorando troppo con la volontà e la tensione alla ricerca della perfezione. Quando invece si lavora in ipotonia, con leggeri stiramenti, aumentandone la durata nel tempo, si raggiunge una piacevole sensazione di energia, entusiasmo e questo perché eseguiti in questo modo gli asana agiscono sul sistema simpatico. Gli “stiramenti passivi”, ovvero quelli statici, lenti, senza sforzo, prolungati nel tempo, danno vita ad una postura rilassata e stabile, una consapevolezza interna che tranquillizza la mente e condiziona il collegamento riflesso posturale – cervelletto ipotalamo. L’attività simpatica si sospende dando modo a quella parasimpatica di ripristinare la stabilità a più livelli. Anche a livello viscerale si osserverà un graduale rilassamento e benessere.
Ma non tutti gli asana lavorano allo stesso modo, nel prossimo articolo osserveremo le classificazione degli asana:
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asana educativi o correttivi: praticati per allenare corpo e mente a raggiungere stabilità, pace e benessere. Lavorano sugli organi viscerali ed i comandi sensori da essi provenienti, sulla cavità intraddominale, su muscoli, nervi, legamenti e articolazioni della colonna vertebrale, sui muscoli scheletrici del corpo, sugli organi vestibolari dell’equilibrio.
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Asana rilassanti: utilizzati per rilassare corpo e mente, rimuovono tensioni sia fisiche che mentali.
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Asana meditativi: offrono una posizione comoda e stabile per aiutare la mente a rimanere ferma e stabile durante la meditazione.
Nel frattempo, se vuoi conoscere lo yoga, o avvicinarti ad attività di benessere che utilizzino posizioni yoga, puoi provare le seguenti lezioni:
- pilates in volo,
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balyayoga (per bambini),
- pilates barre,
Ci sono poi momenti particolari in cui ristabilire la corretta postura dopo che variazioni di peso hanno contribuito a modificarla attraverso posizioni antalgiche o compensative, come durante e dopo la gravidanza, ecco perché abbiamo pensato ad attività mirate proprio alle mamme con:
Per consigli e/o prenotare una lezione prova, rivolgiti alla due segreterie: