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29
01
2019

La debolezza pelvica e l’incontinenza fecale

Scritto da Giada Tessari 0

L’atonia pelvica è un problema diffuso, che genera disagio e può sfociare in disturbi più gravi quali la ptosi pelvica (lo spostamento verso il basso degli organi contenuti nel bacino) e il prolasso pelvico (vera e propria fuoriuscita dell’organo stesso dalla cavità in cui è contenuto); origina da diverse cause, in primis lo stile di vita ed in particolare le cattive abitudini ripetute nel tempo.

L’atonia pelvica può causare e favorire disturbi quali addome prominente, atonia vaginale, incontinenza urinaria e fecale nei casi gravi, debolezza generale del bacino, prolasso pelvico.

Quali sono dunque le cause dell’atonia pelvica?

La mancanza di movimento spontaneo: trascorrendo infatti molte ore fermi e seduti, i muscoli pelvici non vengono praticamente mai utilizzati e quindi vanno ad indebolirsi naturalmente.

Gli sforzi eccessivi: ogni volta che il corpo compie uno sforzo esagerato, i muscoli addominali si contraggono e premono sui visceri. Questo genera aumento della pressione intra-addominale, che si ripercuote sul pavimento pelvico.

La stitichezza: quando l’intestino non funziona bene, la costipazione intestinale mantiene elevata la pressione all’interno del bacino, gravando sulle strutture di sostegno e di contenimento pelviche, provocando nel tempo cedimento; inoltre lo sforzo di evacuare accentua la compressione addominale.

Il sovrappeso: benché la struttura ossea sia salda e robusta, la struttura muscolare e legamentosa è invece più delicata e può quindi cedere per un carico eccessivo da sostenere.

Il parto: specialmente se difficoltoso, è un fattore molto rilevante nella perdita di tono della muscolatura pelvica; in particolare la situazione si complica quando si verifica una lacerazione traumatica del muscolo stesso (es. episiotomia).

L’età: con il passare degli anni il tessuto perde la sua elasticità.

LA STIPSI

Chi soffre di stitichezza mette a dura prova i muscoli pelvici, poiché lo sforzo di evacuare aumenta notevolmente la pressione endo addominale, indebolendo anche il sostegno alla vescica.

La stipsi terminale è un problema frequente, avviene quando l’articolazione sacro coccigea si fibrotizza: le persone che ne soffrono non hanno mai l’ampolla completamente vuota, percepiscono regolarmente lo stimolo, ma pur cercando di evacuare più volte a giorno, non riescono mai a svuotare completamente l’intestino. In realtà se hanno una buona alimentazione e un buon transito intestinale, defecano normalmente, ma se l’ampolla rettale è molto distesa e le feci sono un po’ dure, avranno una tendenza a spingere in maniera scorretta, e la spinta addominale farà discendere tutti gli organi contenuti nell’addome, e non solo quello che si trova nel perineo! Questa spinta è la principale causa della discesa degli organi, quindi si può avere prolasso anche senza aver partorito.

Il principale muscolo del pavimento pelvico, il pubococcigeo, non è fatto per sostenere grossi pesi in modo continuativo: quando le feci stazionano in modo permanente, il muscolo perineale e lo sfintere sono in perenne contrazione, determinando così un esaurimento del muscolo e una rigidità che può ripercuotersi sulla mobilità del coccige. In questo modo l’apertura del perineo posteriore diventa sempre più limitata, e lo scivolamento del retto verso l’apertura anteriore sempre più ampia. Ciò accade se il muscolo puborettale è sempre contratto: si verifica in situazioni di dissinergia, quando lo sfintere e il puborettale si contraggono invece di rilassarsi durante la defecazione.

I FECALOMI

Un’altra complicanza importante sono i fecalomi, ovvero la formazione di grosse masse in ampolla rettale senza che la persona abbia lo stimolo a defecare. Questi possono essere causa di dolore addominale e di sindrome ostruttiva, con addome molto teso e doloroso alla palpazione; può esserci anche vomito ed è necessario prestare molta attenzione a questo fenomeno, soprattutto nei bambini. Una stipsi bassa cronica è associata ad un perineo che non funziona bene e questo si aggraverà con il tempo: è infatti assolutamente necessario che il retto si svuoti completamente tra la comparsa di due stimoli successivi, e che il desiderio sia ben avvertito e seguito da un corretto e totale svuotamento.

Spesso si rischia di fare confusione tra stipsi terminale e problemi di rallentamento intestinale, che non vanno trattati allo stesso modo, consigliando di mangiare fibre, usare lassativi e stimolare il transito intestinale, poiché se la strada è bloccata da un incidente è inutile accelerare perché in tal modo l’intasamento aumenta.

Quindi la prima importante soluzione è ascoltare il primo stimolo che arriva, andando subito in bagno, di solito questo si avverte una decina di minuti dopo l’inizio della digestione. Difatti lo svuotamento vescicale può essere rimandato, quello intestinale no; soprattutto nei bambini, la maggior parte dei quali ha un’onda peristaltica ad ogni pasto e chiede spesso di andare in bagno durante un pasto lungo: è necessario rispettare questa richiesta per evitare di creare una stipsi cronica.

La posizione corretta per defecare si ha nei bagni cosiddetti alla turca, con i piedi paralleli a distanza pari al bacino, così l’asse di spinta è corretto, l’osso sacro e il coccige sono liberi e possono avvenire i movimenti di nutazione; il ventre rientra automaticamente con contrazione addominale, permettendo la risalita del diaframma con un’espirazione frenata dalla glottide semichiusa. Purtroppo però per mancanza di forza sui muscoli delle gambe tale posizione risulta scomoda e quindi si creano degli adattamenti posturali che vanno a bloccare il perineo posteriore e l’articolazione sacroiliaca; è sufficiente allora adattare la posizione seduta sul vaso sanitario posizionando uno sgabello sotto ai piedi, in modo da sollevare le ginocchia e portare il tronco in avanti, per avvicinarsi ad una posizione semiaccovacciata.

Esistono diversi gradi di severità di incontinenza, in rapporto al danno dello sfintere anale:

– L’incontinenza ai gas: è la meno grave, ma segnala un deficit dello sfintere che dev’essere ben valutato.

– L’incontinenza alle feci liquide: poco frequente ma risulta un problema più severo.

– L’incontinenza alle feci ben formate: segnala un danno importante dello sfintere anale; la rieducazione è mirata in particolare al rinforzo.

Tra le cause di incontinenza anale si possono trovare deficit del muscolo sfintere anale, dovuti prevalentemente al parto o ad una stipsi cronica, un coccige lussato e fisso, la rottura dell’anello sfinterico, un disequilibrio degli assi, una modificazione della statica del bacino con perdita del normale angolo anorettale e l’invecchiamento dello sfintere anale.

Quindi cosa fare?

  • Fare in modo che l’ampolla sia vuota tra due defecazioni, evitando il rischio che si formi un tappo con eccessiva produzione di gas, spinte scorrette e indebolimento del perineo.
  • Defecare all’insorgenza del primo stimolo, possibilmente dopo la colazione o in alternativa dopo i pasti principali.
  • Riprodurre la posizione accovacciata per svuotare l’ampolla rettale in maniera corretta.
  • Bere a sufficienza, adattando l’alimentazione con un buon equilibrio di fibre e alimenti lassativi.
  • Individuare gli alimenti che provocano stipsi o che sono lassativi.
  • Non utilizzare troppe fibre, che facilitano la produzione di gas.

Per saperne di più e per un lavoro mirato e specifico sulla consapevolezza e l’utilizzo del tuo pavimento pelvico, Ti aspettiamo per sedute individuali e per i prossimi incontri mensili di gruppo, sabato 2 febbraio dalle 14.30 alle 16.00 presso SSD WSPORT Power and Soul in via Leonardo da Vinci a San Martino di Lupari, sabato 16 marzo dalle 14.30 alle 16.00 presso SSD WSPORT Palestra and Wellnessport in via Niccolò Copernico, 2A a Cittadella.