Il primo chakra: Muladhara
Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, prima dovremmo esaminare se vi è qualcosa che faremo meglio a cambiare in noi stessi
C. G. Young
Lo sviluppo di abilità e concetti collegati a ciascun chakra si verifica progressivamente nel corso della vita, ad ogni stadio che viene completato parte il risveglio del chakra successivo. Benché la maggior parte del tempo tutti i nostri Chakra siano in funzione, esistono dei precisi stadi di sviluppo che vanno di pari passo con la crescita della persona. Si evolvono dal basso verso l’alto seguendo sia la nostra colonna che si erge fra cielo e terra, che la nostra età cronologica. Talvolta è necessario che la fase del ciclo successivo abbia inizio, affinché venga completata quello del precedente. Dunque non vi è una netta sovrapposizione o distinzione tra lo sviluppo di un chakra e quello successivo. Esistono anche variazioni da persona a persona, dovuti a possibili traumi che si possono subire in età diverse. Il primo ciclo viene comunque completato attorno ai 20 anni da lì riparte nuovamente un livello più complesso di formazione dei chakra, corrispondente circa a quando il giovane lascia la casa e inizia la vita adulta.
Con questo articolo cominciamo con il primo chakra: Muladhara o chakra della radice.
Il primo Chakra è in relazione alla formazione del corpo fisico, si forma durante lo sviluppo prenatale e il periodo infantile: in questo periodo la crescita del corpo è molto rapida e quindi tutta l’energia vitale si concentra solamente nel corpo e nell’imparare ad usare questo corpo (azioni che diamo per scontate come succhiare, mangiare, digerire, afferrare, sedere, procedere a gattoni, stare in piedi, camminare manipolare gli oggetti hanno richiesto in realtà un grande sforzo). Tutto ciò ci mette in relazione il mondo fisico e ci aiuta a sfidare la forza di gravità ma richiede un grande impegno e occupa la maggior parte della coscienza di tutto il primo anno d’età: l’infante ha la coscienza concentrata internamente con poca consapevolezza del mondo esterno. La consapevolezza è focalizzata soprattutto sulla sopravvivenza e sul benessere fisico. Quando queste esigenze saranno soddisfatte, lo spirito si sarà ancorato al corpo fisico, il bambino si sentirà accolto nel mondo questo chakra si sarà sviluppato in modo congeniale. In questo periodo, attraverso quella che viene definita “lotta della fiducia verso la fiducia”, il bambino viene in possesso del suo diritto di esistere e quindi il diritto di avere, creando le fondamenta per la sicurezza e la connessione che permette l’autoconservazione e la forma dell’identità.
Una volta adulti, nel primo Chakra si ripresenterà il problema della sopravvivenza, ma in modo diverso: diventerà trovare un luogo per vivere, imparare ad avere cura di se stessi, trovare una fonte indipendente di guadagno. Naturalmente il tempo richiesto varia da bambino a bambino ed adulto adulto ovvero da persona a persona fino ad arrivare ad una piena indipendenza ed autosufficienza.
Chi presenterà una grande carenza di questo chakra?
Chi ha sofferto minacce sulla sopravvivenza come i traumi di nascita, abbandono, trascuratezza, malattia grave, malnutrizione, estrema povertà o violenza fisica. Tutto questo ha un impatto sul primo chakra. Più il bambino è piccolo quando tutto ciò avviene, più è probabile che queste minacce alterino la formazione del primo chakra. Quando questo accade si blocca la corrente energetica discendente, la forza vitale si muove verso i chakra superiori dove ci si sente più al sicuro. Allora il movimento ascendente diviene abituale deprivando i chakra inferiori disequilibrando il sistema. La persona/bambino comincia a mettere in dubbio il diritto di esistere e di essere qui. L’energia viene spinta in alto verso la testa dando origine ad un corpo contratto e compresso dove le parti del corpo si sentono separate. I movimenti sono meccanici poiché non si ha fiducia nel proprio corpo. Oppure non riesce a stare fermo, si muove in continuazione, sempre alla ricerca di qualcosa che manca, come se non avesse dei confini…in effetti cerca la forma che dovrebbe dare un primo chakra stabile, ma che invece manca.
Come lavorare per riequilibrare questo Chakra?
Occorre cominciare a prendersi cura del proprio corpo, partendo dai piedi, dalla colonna e dal pavimento pelvico. Occorre ricostruire le proprie radici lavorando con la terra e con la collettività. Occorre creare dei collegamenti mettendo basi che ci radichino con la collettività e con la terra. Occorre nutrire le nostre radici prendendoci cura di noi stessi. Tutte le attività che possono aiutarci a riconnetterci al corpo: fare attività fisica intensa (aerobica, pesi, corsa, danza), lavorare molto sul contatto fisico e sui massaggi, cercare un collegamento bioenergetico, fare Hatha yoga, lavorare sull’equilibrio come nello Yoga in volo . Sarebbe anche utile prendere in esame il rapporto con la madre nella prima infanzia e in generale con le proprie radici, reclamando il proprio diritto di esistere. Per i bambini ottime le attività all’aria aperta, sporcandosi di terra o sabbia o fango, e le attività di yoga più dinamiche (come dovrebbe essere un’attività per bambini).
Ci sono delle affermazioni che possono aiutare, il fatto di non riuscire a pronunciarle con serenità interiore, può darci un messaggio. Eccole:
- è sicuro per me essere qui,
- la terra mi sostiene, viene incontro alle mie necessità,
- conosco la saggezza del mio corpo,
- sono immerso nell’abbondanza,
- esisto e sono reale.