Consapevolezza sensoriale e propriocezione
Dopo l’articolo introduttivo del 27 maggio dal titolo “Movimento consapevole: sperimenta e conosci te stesso” e quello dell’8 luglio “Corpo e atteggiamenti”, oggi continuo il mio viaggio di consapevolezza del corpo parlando proprio di consapevolezza sensoriale e propriocezione.
Ma andiamo per gradi: che cosa significa propriocezione?
La propriocezione (nota anche come cinestesia) è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista. Descritta da Charles Scott Sherrington è considerata un sesto senso in quanto è regolata da una parte specifica del cervello. La propriocezione assume un’importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento tramite i neuroni di feedback sensoriale, per cui viene utilizzata efficacemente anche in fisioterapia di recupero ed in allenamenti sportivi.
Ovvero la capacità di individuare la nostra posizione nello spazio, di ogni nostro singolo segmento, senza guardare il nostro corpo. Spesso osservo persone che non hanno idea di come siano disposte nello spazio: osservano l’istruttore e, pensando di vedersi allo specchio, ritengono di aver assunto la medesima posizione. Purtroppo a volte, anche invitati ad osservarsi effettivamente utilizzando lo specchio, non si accorgono che in realtà non sono affatto disposti come l’insegnante! Perché? Perché anche questa abilità va allenata!
Nel corpo sono presenti nervi sensori dotati di recettori specializzati nella registrazione di:
- tensione muscolare,
- stiramento dei tendini,
- compressione delle articolazioni,
- posizione della testa in rapporto alla spinta della forza di gravità.
Questi nervi sensori si chiamano propriocettori e sono indispensabili per la coordinazione perchè trasformano uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno in un impulso nervoso che viene inviato ad una determinata regione del midollo spinale o del cervello dove potrà essere trasformato in sensazione. nella nostra corteccia somatosensoriale noi abbiamo mappe precise e aggiornate di tutte le nostre parti del corpo…ho detto aggiornate? Ops! Aggiornate per chi le aggiorna, ovvero per chi dedica tempo ad attività che aiutino ad ascoltare il corpo. Vi starete chiedendo perché farlo, svariati motivi, ma io direi non solo perché contribuisce a garantire l’equilibrio, la stabilità, la coordinazione e la corretta esecuzione dei movimenti, ma soprattutto perché aiuta a migliorare la consapevolezza sensoriale.
Ed eccoci da capo! Che cos’è la consapevolezza sensoriale?
In psicologia, con il termine consapevolezza (awareness in inglese) si intende la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali. Si tratta di un processo cognitivo distinto da sensazione e percezione. Un’altra definizione la descrive come uno stato in cui un soggetto è a conoscenza di alcune informazioni quando tali informazioni sono direttamente disponibili per essere trasferite nella direzione di un’ampia gamma di processi comportamentali. Il concetto è spesso sinonimo di coscienza ed è anche inteso come coscienza stessa.
Quindi non basta percepire, occorre l’attenzione a quanto si sta facendo, sentendo, ascoltando con il proprio corpo. Per chi pratica attività come lo Yoga, il Pilates, la ginnastica posturale o miofasciale, tutto questo è ovvio. Io credo sarebbe bene diventasse ovvio per tutta l’attività motoria in genere, per quella che fa bene e ti far stare bene. E questo perchè, come diceva Erick Hawkins (pioniere nel campo della danza moderna):
un muscolo contratto è un muscolo insensibile.
E, aggiungo io, una parte di me che non sente, non comprende, non sperimenta.
Ma come risvegliare il proprio corpo?
Ecco la proposta che ti faccio con questo articolo. Tutti noi abbiamo parti del corpo che abbiamo un po’ “tagliato fuori”: non ci piacciono, potrebbero “essere meglio o diverse”, nascondono traumi, lesioni, imbarazzi. Dedichiamoci del tempo per abbracciare ed accarezzare il nostro corpo.
- Siedi in Sukhasana e dirigi l’attenzione alla sommità del capo.
- Tenendo gli occhi chiusi, mantieni l’attenzione sempre e solo sulla sommità del capo. Potresti avvertire caldo, freddo, formicolii, nulla! Ripetere mentalmente “sommità del capo” può essere d’aiuto, ma non scoraggiarti, limitati a mantenere l’attenzione, aspettando, che nel frattempo le tue terminazioni nervose possano “affinare” l’udito. Come dico ai miei allievi: il nostro copro è abituato solo a sensazioni forti, come il volume a mille in discoteca. Quando esci dalla discoteca per molto le orecchie ronzano al punto che fatichi a sentire bene. Lo stesso vale per i nostri proprio ed enterocettori: diamo loro tempo con pazienza e amore.
- Sposta ora l’attenzione sul volto e sul cuoio capelluto con l’intenzione di voler veramente sentire che sta succedendo nel corpo, senza valutare se è bene o male, buono o cattivo, solo ascoltare.
- Passa quindi al collo, poi al braccio destro, al sinistro, la parte anteriore e posteriore del corpo, il bacino, l’addome, via via fino ad arrivare ai piedi.
- Trovo sia bello, col tempo, non seguire un ordine preciso ma lasciarsi guidare dal desiderio del corpo su dove vuole condurci ad ascoltare mantenendo sempre una respirazione ampia, armoniosa.
- Quando senti che l’esplorazione del corpo è terminata, puoi aprire dolcemente gli occhi e passare ad un massaggio, magari con un olio profumato, di quelle parti del corpo che hai sentito meno.
Questa pratica, da fare magari la sera, predispone ad un sonno ristoratore. Se fatta invece la mattina dispone al contatto e alla relazione.