Le cinque ferite dell’anima: ferita da abbandono
Scritto da Giada Tessari
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Dopo il primo articolo sulle Cinque ferite e la loro corrispondenza con i chakra dello Yoga, e quello sulla ferita da rifiuto, eccoci alla seconda ferita, quella dell’abbandono. Questa ferita di solito è abbinata al rifiuto ma non necessariamente. Colpisce di solito i bambini che vengono letteralmente abbandonati dalla madre. E’ riscontrabile anche in bambini che hanno una regolare famiglia, ma hanno subito un trauma collegato all’abbandono.
La ferita dell’abbandono crea un carattere dipendente, dipendente dalla persona di cui vogliamo l’amore.
Osserviamo alcuni tratti caratteristici.
- Corpo: allungato, sottile, ipotonico, floscio, gambe deboli, schiena curva, parti del corpo cadenti o flaccide.
- Occhi: grandi, tristi, sguardo magnetico.
- Vocabolario tipico: “assente”, “solo”, “non reggo”, “mi mangiano”, “mi stanno con il fiato sul collo”.
- Carattere: vittima dell’universo, empatico, bisogno di presenza e di sostegno,chiede continuamente consigli, difficoltà a sentirsi dire di no, si aggrappa fisicamente agli altri.
- Massima paura: la solitudine
- Alimentazione: buona forchetta, può tendere alla bulimia. Umiliazione – masochista
- Corpo: grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio.
- Occhi: grandi, rotondi, spalancati e innocenti come quelli di un bambino
- Vocabolario tipico: “essere degno e indegno”
- Carattere: non gli piace andare in fretta, spesso si vergogna di sé e degli altri e ha la recondita paura che gli altri si vergognino di lui. Conosce le proprie necessità, ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose, fa del suo meglio per non essere libero, soffre di forti sensi di colpa e si auto punisce. Vuole essere degno. Compensa e si gratifica con il cibo.
- Massima paura: la libertà.
- Alimentazione: gli piacciono gli alimenti grassi, può tendere alla bulimia, si vergogna di mangiare troppi dolci
Nel prossimo articolo passerò alla descrizione della terza ferita, quella da umiliazione.